Imbarazzo in quel di Kyōto

Ne sono successe così tante in Giappone che un solo post imbarazzante non mi bastava (trovate il primo ridicolo capitolo qui).

Oggi mi piacerebbe aprire l’armadio e tirare fuori lo scheletro dell’hotel di Kyōto. Facciamolo!

A parte che questo diamine di hotel non riuscivamo proprio a trovarlo. Una fatica.

Dov’è st’albergo del …? Perchè a un certo punto l’eleganza ti saluta. E giriamo e giriamo. Alla fine noto una scritta piccolissima sul fianco di un edificio, in katakana naturalmente (ora capite bene perché sto studiando giapponese) che per fortuna sapevo già leggere ed ecco trovato l’hotel. Non è stato il preferito di tutto il viaggio, non ve lo segnalo nemmeno. Ci siamo state pure parecchie notti perché chiaramente a Kyōto c’è una fermata significativa da fare per visitare il cosiddetto “Giappone tradizionale”.

Arriviamo all’ingresso dell’albergo, cotte, ma un oggetto colpisce la nostra attenzione… vi ricordate la storia del portaombrelli?? Finalmente ce n’era uno e potevamo fissarlo per ore per capire come funzionasse senza venire disturbate!

Dopo del tempo indefinito a sperimentare il portaombrelli – ma senza capirlo fino in fondo – entriamo in albergo e poi in stanza e… dov’è la finestra? Nascosta dietro uno strano pannello che scoperto diventava finestra, ma senza tenda, nulla. Era piccola e claustrofobica ‘sta stanza. Angoscia.

Nel bagno però c’era il tanto amato modulo Toto. Toto è una marca di bagni giapponese, produttore dei famosi washlet, i water con tavoletta riscaldata, bidet, musica o rumore finto dello sciacquone copriscoreggine. Negli hotel il bagno è un unico modulo in plastica con vasca preformata all’interno del modulo stesso. Idem per il mobile del lavandino. Infatti non troverete ante da aprire dove lasciare le vostre cose.

Strano, ma vero, in quel bagno sotto al lavandino c’erano due pomelli. Io sono curiosa come una faina, non potevo non ficcarci il naso. E tiro e tiro, ma non si aprono. E alla fine tiro forte e… disfo il bagno praticamente. Si staccano le due ante.

OPS

Per fortuna non si sono rotte, sono due elementi del modulo, fatti ad incastro per eventuali lavori di idraulica.

Le appoggio alla bell’e meglio e lì rimangono per qualche giorno. Non se ne sono accorti.

L’ultima sera vado in bagno e noto che le hanno sistemate! Bene! Esco ed entra in bagno la mia amica Gemma. Sento un gran fracasso. Apre la porta e le dico: “Non mi dire che hai tirato i due pomelli sotto al lavandino??” “Certo” mi dice lei “sono troppo curiosa” “Noooo, li avevano appena sistematiiii“.

E niente. Le riappoggiamo ad arte e dopo avergli distrutto l’albergo ce ne andiamo a dormire.

In Giappone – in generale – non capisci MAI cosa sta succedendo.

La prima sera in questo albergo notiamo nella hall due scansie con file di cuscini in sacchetti di plastica. Sulla prima leggo in katakana che sono in lattice, gli altri un kanji imbarazzante, ma avevo capito che si trattava di due tipologie di cuscini. Vediamo gente che scende, prende il suo cuscino e va.

Ancora gente. Cuscino. Via.

Andiamo a vedere in stanza se abbiamo i cuscini, così in caso lo prendiamo anche noi.

Eh niente, il cuscino c’è. MAH. Stra-mah.

Al momento di infilarci nel letto abbiamo capito perchè tutti prendevano il cuscino… ERA DI PIETRA QUELLO CHE C’ERA! PIETRA VECCHIA DI MILIONI DI ANNI!! PERSINO I FOSSILI C’ERANO!

Gemma prende la giacca, la mette sul pigiama (perché per arrivare alla hall, dovevamo chiaramente o ovviamente uscire dall’albergo e poi rientrare. MAH. Stra-mah) e fa il fantasma dell’hotel rubando gli ultimi due cuscini rimasti. Grazie amica Gemma ❤

 

IMG_7332
Kyoto Tower

 

Kyōto per quanto mi riguarda è davvero uno strano posto. Ce ne è successa qualcuna laggiù, la prossima volta infatti parliamo del treno locale Kyōto – Nara.

Lascia un commento