Berlino parte terza: a spasso per il Tiergarten

Terza puntata dedicata a Berlino, trovate la prima qui e la seconda qui. L’itinerario di oggi parte dal quartiere delle ambasciate, per intenderci siamo vicinissimi al Tiergarten, attraversiamo il grande parco, arriviamo alla Porta di Brandeburgo, vediamo il Reichtag, Pariser Platz e il Monumento all’Olocausto. Spero via piacerà almeno tanto quanto a me piace immaginarmi a Berlino con lo zaino in spalla e la reflex in mano.

Botschaftviertel o Diplomatenviertel (Quartiere delle ambasciate o quartiere diplomatico)Schermata 2016-03-07 alle 13.51.46

L’ultima volta siamo arrivati alla Berliner Philarmonie, lasciatevela alle spalle e proseguite fino a raggiungere il grande viale Tiergartenstraße. Lungo questa strada, nelle diverse vie perpendicolari sulla sinistra si trova gran parte delle sedi delle ambasciate di tutto il mondo. La particolarità è che sembra un viaggio nei cinque continenti perchè gli edifici di molte ambasciate rispecchiano gli stili architettonici nazionali.

Tra le tante strutture vi consiglio le Ambasciate Nordiche (Nordische Botschaften), le Ambasciate di Giappone e Italia, Grecia e Estonia, Messico, Austria, India, Sud Africa, Turchia, Repubblica Slovacca, le Rappresentanze regionali di Brema, della Renania Settentrionale-Vestfalia, del Baden-Württemberg e la Konrad-Adenauer-Stiftung (Fondazione Konrad-Adenauer).

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Ambasciata saudita
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Ambasciata messicana

Finito il giro delle ambasciate, che – lo so – vi piacerà un casino perché tanta varietà architettonica è quasi esagerata, restate in zona perché all’angolo tra Klingelhöferstraße e Reichspietschufer trovate lo splendido Bauhaus Archiv,un museo che ospita soprattutto rari mobili Bauhaus. Per un appassionato di architettura e di interior design è una tappa imperdibile. Il biglietto di ingresso nel 2002 era anche costato una miseria, qualcosa tipo 2 €.

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E ora forza, perché la camminata verso la Porta di Brandeburgo è bella, ma lunga. Dirigetevi verso il Tiergarten, l’enorme parco nel cuore di Berlino, fermatevi a osservare la Colonna della Vittoria e sappiate che il suo creatore si ispirò a un’opera italiana dell’architetto Vantini.

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Sogno di un giorno d’autunno. Tutto vero nel Tiergarten

Brandenburger Tor (Porta di Brandeburgo), Reichstag e Pariser Platz

Quando vi trovate di fronte alla Porta di Brandeburgo sappiate che in questa zona ci passerete parecchio tempo perché c’è di tutto e di più da vedere.

Alla sua sinistra il famoso Reichstag. Impacchettato nel 1995 dalla coppia di artisti Christo e Jeanne-Claude ospita una meravigliosa cupola a opera dell’architetto Norman Foster che nel corso degli anni ’90 ristrutturò l’edificio. Per visitarla è praticamente obbligatoria la prenotazione online.

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Di fronte al Reichstag non potrà sicuramente sfuggirvi il Denkmal zur Erinnerung an 96 von den Nationalsozialisten ermordete Reichstagsabgeordnete, cioè un monumento con 96 lapidi con i nomi e le date di nascita e di morte dei 96 parlamentari uccisi tra il 1933 e il 1945. Come già scrivevo nella prima puntata, Berlino ha una storia recente più impegnativa di altre città e la porta con umiltà, niente a Berlino viene dimenticato, perché la storia è una grande lezione. 

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Se siete di fronte al Reichstag e girate a sinistra avrete uno dei miei scorci preferiti di Berlino, un angolo di paradiso architettonico che pochi affrontano, convinti che girato quell’angolo dell’edificio del Parlamento, non ci sia nulla. Avanti, coraggio, andate. Qualche anno fa Wired ha proposto una guida alternativa di Berlino e aveva chiesto degli spunti su Twitter sugli angoli meno turistici della città, avevo suggerito questo e i meravigliosi graffiti di Hallesches Tor. Mi avevano ringraziato per la dritta, ma chissà se poi li avevano pubblicati. Non ero riuscita a procurarmi la guida.

Comunque quello che vi trovate di fronte è un’ansa del fiume Sprea, così, all’improvviso. Di fronte l’edificio Marie-Elisabeth-Lüders-Haus con la sua stranissima combinazione di geometrie. Ci sono degli scalini, sedetevi e pensatemi. Vorrei essere lì con voi in quel momento.

Questo scorcio è così bello da essere anche protagonista del film Captain America: the Civil War. Guardatelo bene e lo vedrete ben più di una volta.

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Tornate indietro verso la Porta di Brandeburgo con il suo splendido stile neoclassico e la sua maestosa quadriga che rappresentano un enorme omaggio all’arte greca.

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Se la superate vi troverete in Pariser Platz, la piazza di Parigi. E voi penserete “che carini i tedeschi, hanno dato il nome di Parigi alla piazza più importante della città” e qui arriva un’enorme chicca. No, questa piazza si chiama così perché è una sorta di presa per i fondelli. Questo nome inneggia all’occupazione di Parigi del 1814: in quell’occasione Austria, Prussia e Russia si erano alleate per sconfiggere Napoleone e dopo questa battaglia lui fu costretto ad abdicare. Capito perché Pariser Platz? Carini vero? Temo che i francesi non fossero al corrente di questa citazione quando scelsero la piazza per posizionare l’ambasciata di Francia. Un’altra particolarità della piazza è l’Hotel Adlon, storico hotel della città ora in versione ricostruita, sì perché l’originale è stato distrutto dall’Armata Rossa che alla fine del conflitto mondiale trovò le cantine dell’hotel ancora piene di alcool e così, belli ubriachi, diedero fuoco all’albergo. Il fatto è che l’albergo si era salvato dai bombardamenti, l’hanno distrutto con un incendio da ubriachi a guerra finita. Sempre restando in Pariser Platz avviciniamoci per favore all’edificio della DZ Bank e sbirciamo dagli enormi portali in vetro la meravigliosa e sinuosa forma creata dall’architetto Frank Gehry all’interno dell’edificio. Se non ci basta riattraversiamo la Porta di Brandeburgo, giriamo a sinistra e ci ritroviamo sul lato “esterno” del DZ Bank Building che con le sue forme ondulate sembra scavato e modellato dal vento. Come le pareti della Cappadocia.

Monumento all’Olocausto

Impossibile che non vi siate accorti che nel frattempo siamo arrivati al famoso Denkmal für die ermordeten Juden Europas, il Monumento all’Olocausto. Siglato dall’architetto Peter Eisenmann e inaugurato nel 2005. Questo luogo è appositamente pensato per infondere angoscia, deve far mancare i punti di riferimento, l’aria, la luce, la speranza. Per farci minimamente sentire come… come sapete.

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Dopo aver camminato tra gli scuri blocchi, per viali dalle pendenze più diverse possiamo passeggiare per 2 minuti in direzione Postdamer Platz e qui, alla metà circa di Gertrud-Kolmar-Straße, c’è un cartello. Pochi lo sanno, pochi si fermano. Questo cartello non c’è da molto tempo, la prima volta l’ho visto nel 2010. Mi hanno riferito che il Governo tedesco non ama sponsorizzare questo posto e teme episodi di apologia del nazismo. Sul cartello c’è scritto che proprio sotto ai vostri piedi si trova il bunker del Führer. I russi tentarono di distruggerlo buttando delle bombe al suo interno, ma il tetto è così massiccio che all’esplosione è semplicemente “rimbalzato” tornando al suo posto. Non gli è restato altro modo che riempirlo di terra e coprirlo.

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Pensavo di finire di parlare di Berlino con questo post, ma evidentemente ho così tante cose da dire che temo dovrò dilungarmi ancora un po’. Siamo solo all’inizio del quartiere Mitte, che inizia una volta varcata la porta di Brandeburgo. Ancora un pochino di pazienza. Questa città è come una ragazza bella e con il cervello, finisci per innamorartene perdutamente. La lasceresti parlare per ore, guardandola negli occhi e sognando che la sua intelligenza, la sua bellezza, le sue ferite e la sua dignità siano tue.

2 pensieri riguardo “Berlino parte terza: a spasso per il Tiergarten

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