Io non parlo di Barcellona

Non voglio.

Ci sono dei luoghi che ci hanno fatto male. Ecco. Barcellona ne ha fatto a me e molto anche. E dico la verità: ogni volta che qualcuno me ne parla o vedo foto di amici a Barcellona io sento il cuore che mi si stringe come in una morsa.

Ci sono stata diverse volte ed è sempre e immancabilmente successo qualcosa. Non capisco, davvero. Tra le altre cose ho visto uno scippo, un tizio ubriaco stava per picchiarmi, ho assistito a una mega rissa. Insomma tanta violenza e non solo, molto altro ancora che tengo gelosamente per me. Perchè “il dolore non si può condividere con nessuno. Il dolore è una cosa tua. Si può essere gelosi del proprio dolore” avevo letto nello splendido romanzo “54” del collettivo Wu Ming.

A casa ho un libro bellissimo, l’ho comprato alla libreria Casa del Libro sulla Rambla Catalunya e l’ho sfogliato mentre ero là, l’ho adorato. L’ha scritto e disegnato una ragazza catalana che vorrei essere io. Sogno di essere lei. Si chiama Paula Bonet. Il suo libro Que hacer cuando en la pantalla aperece the end fa piangere di bellezza. Ha un gusto raffinato per le forme e i colori, è delicata come un fiore. Ha sofferto e si vede. È quel dolore che la fa tanto bella.

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© Paula Bonet – “No te acabes nunca” – “Non finire mai”

Insomma quel libro è a casa, chiuso, l’ultima volta l’ho aperto due anni fa e io… non ci riesco. Vorrei leggerlo con tutto il cuore, dev’essere stupendo, ma non ci riesco. Lo spolvero sperando un giorno di riuscire a leggerlo.

Tutto quello che mi ricorda Barcellona è… non ci riesco. Questo è il motivo per cui qui su questa città troverete solo questo post e null’altro. Nemmeno una foto. Non se la merita.

Bene, questo è quanto devo dirvi su questa città:

Vi consiglio di mangiare qui:

Vi consiglio di andare qui:

  • Sitges, una bellissima cittadina sul mare poco distante da Barcellona. Dalla stazione di Gracìa, prendete un treno in direzione Vilanova i la Geltrù e in 40 minuti arrivate a Sitges. Splendida da esplorare nei suoi vicoli contorti per finire al mare. Sitges è famosa anche per aver dato i natali alla famiglia Bacardi che da qui partì per emigrare a Cuba e fondare la famosa azienda di alcolici. A Sitges troverete anche la casa museo.

Sono ottimi posti ed è tutto quello che mi va di ricordare. Metto le mani avanti, non chiedetemi consigli su Barcellona. Grazie.

Non so se farò mai pace con questa città. Ora non mi va, ma non mi va nemmeno di dire “mai” o “sempre”. “Fa troppa luce la parola sempre” canta Mario Venuti.

 

“I luoghi si accorgono se tu senti il pericolo. Se non lo senti, ti lasciano in pace”

13 pensieri riguardo “Io non parlo di Barcellona

  1. E’ un post bellissimo nel suo essere terribilmente onesto. Alcuni luoghi, pur essendo culturalmente, artisticamente (e chi piu’ ne ha, piu’ ne metta) belli, se non regalano esperienze altrettanto positive, perdono tutto il loro fascino. Spero che un giorno Barcelona possa farti ricredere. Nel frattempo grazie per condividere anche questo…

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    1. Grazie ragazze. Lo apprezzo molto. Mi è costato fatica scriverlo, ma sentivo che era la cosa giusta da fare. Ho litigato con altre città, ma sono risalita a cavallo con tempi più brevi. È che più aspetti e più si ingigantisce il trauma della caduta e a cavallo non ci vai più. Un giorno spero di scrivere un post dal titolo “Ho prenotato. Vado a Barcellona e ho letto quel libro”. Lo spero con tutto il cuore. Vi abbraccio.

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  2. A me Barcellona ha sempre fatto bene, ogni volta che stavo male, ero rimasta ferita, delusa, distrutta da qualcosa o qualcuno quella città mi capitava davanti e mi guariva, mi ha sempre dato la possibilità di dirmi “puoi farcela anche da sola!”, certo.. Sono sempre stati momenti di sofferenza ma una volta tornata tornavo quasi guarita!
    È strano come spesso di una stessa città si possano avere memorie così differenti.
    Ti capisco comunque, perché so quanto dolore possano causare certi posti ed i ricordi legati ad essi.

    Un bacio e complimenti per come racconti le emozioni. ❤

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    1. Grazie mille Lucrezia per il tuo commento, infatti è strano come una città come Barcellona possa provocare tanto dolore. Per assurdo ho ricordi bellissimi di piccoli paesini dell’Uzbekistan, in mezzo ai polli. Non c’è niente di fare, se hai sofferto in una città ne porti le cicatrici, però sono anche convinta di una cosa: che quel dolore ti leghi alla città stessa. Un giorno magari succederà e allora ci concederemo un bel fine settimana! 🙂
      Grazie di tutto, un bacione

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  3. E così ho letto anche l’articolo su Barcellona. Mi spiace che sia andata così più di una volta, purtroppo questi eventi segnano il rapporto e l’opinione di una città. Io sono nato a Napoli e puoi immaginare quante persone abbiano paura di visitarla. Comunque il mondo è grande abbastanza per trovare un posto in cui essere più a proprio agio 🙂

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    1. Ehm, guarda il titolo del mio blog. Mi sembra di averne fin troppi di luoghi dove mi sento a casa. 🙂 Può capitare una debolezza e fa parte della vita che non sia sempre tutto perfetto, stabilisce un equilibrio. Bisogna trarre insegnamenti da ogni lezione senza scappare. Secondo me.

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