Perchè scrivere un blog?
Già l’ho detto, perchè sento di dover condividere, ma anche per un altro motivo e questo post ne è il perfetto esempio: per non dimenticarmi di quello che è stato.
Vorrei aver preso più appunti durante questo viaggio, aver conservato indirizzi, biglietti. Non avevo la macchina fotografica digitale, il cellulare serviva solo per chiamare e mandare messaggi e … sono stata in una casa sperduta nella campagna slovacca.
Insomma, questo viaggio dell’agosto 2003 è stato un vero delirio e io – purtroppo – fatico a ricordarne i dettagli. Sono sicura che scrivere un blog mi aiuterà a tenere freschi i consigli di viaggio, le indicazioni e gli eventi in futuro.
Cosa mi ricordo?
Bella domanda!
- Mi ricordo che Bratislava non l’ho neanche vista.
- Sono partita con mia cugina e abbiamo raggiunto una nostra amica slovacca che ci ha ospitate nella sua casa.
- Forse il paesello era Zvolenská Slatina. Forse.
- C’era una sola piazza e non era asfaltata.
- In aeroporto ci è venuta a prendere la nostra amica con suo fratello perchè lei non aveva la patente.
- La macchina che abbiamo avuto in dotazione per tutta la settimana è una Skoda 120, 4 marce.
- Io non avevo la patente da moltissimo, non riuscivo nemmeno a guidarla. La frizione era impossibile. Ha fatto tutto quella santa di mia cugina.
- L’unica volta che l’ho provata sono finita nel giardino di un condominio, ma non era colpa mia, giuro, la strada non era segnata.
- Una notte, tornando a casa, ci ha attraversato la strada un animale mitologico, sai tu quale. Ci siamo spaventate molto molto.
- Banská Bystrica è la più grande cittadina della zona, è molto carina.
- In questa cittadina ho fatto l’unico tatuaggio della mia vita.
- Infatti sono una tra le poche ad aver tenuto idratato il nuovo tatuaggio con una crema slovacca.
- Tutto costava pochissimo, tant’è che una sera ho fatto la splendida e ho offerto tutto io (dovevo farlo perchè è previsto in un libro che ho a casa e che si chiama 101 cose da fare prima di morire e io dovevo una volta nella vita alzarmi in un locale e dire “questo giro lo pago io“). Eravamo in sei, avevamo mangiato di tutto, primo, secondo, dolce e un sacco di birre. Credo di aver speso 21 euro.
- Il pane si dice “pecivo“. Mi faceva tanto ridere.
- Abbiamo conosciuto la nonna della nostra amica che era la famosa “figlia del prete” nel villaggio. Una donna forte come poche.
- Questa simpatica nonnina produceva della vodka artigianale alla prugna. Erano le 10 del mattino e lei ce ne stava offrendo dei bicchieri. La assaggio. Non sento più la gola, un incendio. Ci obbliga a bere alla goccia. Ci riempie di nuovo il bicchiere. Non ce la posso fare. Si gira un attimo. Corro al rubinetto. Butto la vodka. Sostituisco con acqua. Butto giù e faccio finta di fare molta fatica. Cosa non si fa per portare a casa la pelle?
- La nonnina abitava sui monti, sulla strada per arrivare alla sua casa abbiamo incrociato una Uno station wagon. Grandi momenti. E no, non esisteva in Italia, per fortuna.
- Una sera abbiamo fatto una grigliata con tutti i parenti della nostra amica (meno male che c’era lei a tradurre, sennò impossibile parlare una qualsiasi lingua). Hanno marinato la carne nell’olio e in un mix di spezie per ore prima di grigliarla. Ancora me la ricordo. Non amo la carne, lì ho mangiato la migliore della mia vita.
- Un amico della nostra amica anni prima aveva perso un dito sul lavoro. “Non avete l’Inail?” chiede mia cugina.
- Nei fiumi slovacchi non scorre acqua, ma alcol, ecco perchè è anche tanto difficile ricordare.
- Una notte abbiamo fatto uno spuntino al putrido di Banská Bystrica. Noi tre + fratello + Inail sempre sulla mitica Skoda 120. Per chi non lo sapesse Putrido è il nome che viene dato alle pizzerie unte e bisunte che si frequentano a tarda notte per asciugare. Mi ricordo che sembrava di essere a Mumbai, anche se ancora non c’ero stata.
- Ero felice e spensierata (tranne per l’esame di storia contemporanea che stavo preparando) e giovane.
Dai suvvia, ricordo parecchie cose!
Pensavo peggio. Però manca qualcosa… ah sì, la cultura! Vabbè, un’altra volta!
Non credo di sbagliare se immagino questo viaggio come uno dei tuoi più esotici tour oltreconfine… eppure solo a pochi chilometri da noi. Ricordo gli approdi via mare in Jugoslavia (allora si chiamava così), quando per 50 mila lire ti davano una sacchetto pieno di banconote… e la frutta nei mercati si doveva contrattare con esili vecchine, e il ristorante più caro faceva pagare una cena di pesce sopraffino quanto un cono gelato in riviera. Ho vissuto il conflitto dei balcani come un’assurdità: erano lì, a pochi chilometri, con un dialetto del tutto uguale al nostro veneto, e li raccontavamo come lontanissimi… questo pazzo mondo non finirà mai di stupirmi!
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