Itinerario per una settimana in Sardegna – IIIa parte

Chiudevo l’ultimo post sardo dicendo: Alla faccia del “In Sardegna oltre al mare non c’è niente da fare, ci si annôia”. Sono al terzo post per una sola settimana di viaggio/vacanza, fate un po’ vôi.

Prima puntata qui.

Seconda puntata qui.

Quinto giorno: Cala Sinzias / Cala Pira

Oggi giornata di mare, relax e chiacchiere, ci sta benissimo dopo tutte le avventure degli ultimi giorni. La mia amica Laura dice che non posso ripartire dalla Sardegna se non sono stata nella zona di Villasimius. Ha ragione! Così partiamo per Cala Sinzias. C’è ampio parcheggio (a pagamento) e una spiaggia attrezzata in zona, ma noi abbiamo tutto (compreso un pranzo di Natale nelle borse termiche). Il mare è trasparente. Completamente trasparente. Una roba così io l’ho vista solo ai Caraibi e in un’isola sperduta della Thailandia. Non ci si crede.

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In spiaggia la sensazione è strana, si sta alzando il Maestrale che si scontra con lo Scirocco. Sulla spalla sinistra sento il caldino, su quella destra il freschino. Il vento diventa molto forte, a livelli fastidiosi e il caldo è insopportabile, decidiamo di spostarci.

Cala Pira è a pochi km di distanza e si rivela bellissima! Parcheggio gratuito, pochissime persone (e stiamo parlando di metà luglio) scogli per fare snorkeling e mare basso per parecchi metri, ideale per i bimbi. Io la consiglio moltissimo, davvero bella e tranquilla.

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NB. Se cercate un’alternativa al mare potreste provare il Castello di Acquafredda, a circa 80 km da Cala Pira. L’ideale sarebbe l’esplorazione notturna di questa fortezza che è appartenuta al Conte Ugolino della Gherardesca. Le visite notturne si svolgono il venerdì sera, sono da prenotare, bisogna essere muniti di torcia e scarpe da trekking o da ginnastica robuste. Qui tutti i contatti, non ci sono stata, ma mi farete sapere voi com’è.

La sera Laura e Daniele mi fanno una super sorpresa, mi portano in un ristorante che ci sto ancora pensando… Don Pepicu si trova a Sarroch, poco lontano da Cagliari e il ristorante merita decisamente. Vi consiglio di provare la zuppa di cozze e araelle con la fregula, quasi quasi non avete bisogno di ordinare altro perchè la porzione è enorme. Poi moscardini alla diavola, burrida e spaghetti all’astice. Da rotolare. Prezzo ottimo.

Sesto giorno: Cagliari / Complesso nuragico di Barumini

Laura ha avuto una meravigliosa idea per oggi, anzi due. La prima è quella di portarmi a colazione qui. La seconda idea è di fare un city tour di Cagliari. La città non è facile da girare a piedi, è un allegro saliscendi che con il caldo estivo diventa un piacevole suicidio. Parcheggiata la macchina vicino alla stazione (parcheggio molto comodo per il centro) andiamo alla fermata del pulmino. Si parte da piazza Yenne, il tour praticamente in un’ora vi porta in tutta la città con spiegazione audio. Qui l’itinerario completo.

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Tornate al via, Laura mi racconta che i localini di Piazza Yenne sono molto gettonati per l’aperitivo, c’è molta vita la sera in zona. Passeggiamo per il centro storico e ci raccontiamo otto anni di avventure, le racconto il peso che porto nel cuore da tre anni. Ci abbracciamo. Questa ragazza è davvero unica. Mi porta da sua madre, mi faccio promettere che riceverò lezioni di cucina sarda. Saluto la sua casa come se fosse la mia, con il cuore pieno di felicità.

Torniamo a casa per prepararci per la prossima tappa: il complesso nuragico “Su Nuraxi di Barumini”, il mio primo nuraghe. Che noia ‘sta Sardegna, non c’è niente da fare!Giusto il tempo di mangiare e partire, ci aggreghiamo alla prossima visita guidata in programma. È stato molto interessante scoprire i dettagli architettonici di questa fortezza, i vari strati costruttivi, le funzioni. A molti di noi continentali questo ramo di storia è completamente sconosciuto. Sono partita con le migliori intenzioni, ma stare con Laura e Daniele è così divertente che abbiamo cazzeggiato molto. Ormai il mio accento sardo è spiccato, le battute si sprecano e manca poco che la guida ci riprende. Il gruppo è composto da fastidiosi turisti “so-tutto-io” e quindi noi ci differenziamo! Noi non sappiamo proprio un bel niente!

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Ne approfittiamo perchè il biglietto del nuraghe comprende anche altre due strutture tra cui la Casa Zapata, un palazzo nobiliare le cui fondamenta sono composte da nuraghi. Chiedo informazioni alla guida sul tetto in stile aragonese della chiesa antistante, nella pianura padana non ne abbiamo. Ci consiglia di visitare la chiesa. Entriamo e troviamo una nonnina. Ci spiega a modo suo alcuni dettagli e poi ci chiede scusa, ma deve andare. “Sono scappata dall’ospizio, tra poco è ora di cena”. Che forza.

La parte migliore della Sardegna sono loro: i sardi. Gagliardi, simpatici, onesti, generosi. Ho scoperto di adorarli. Forse venivo da qui in un’altra vita.

Tra poco è ora di cena, così torniamo a casa e ci prepariamo per la serata. Prima fermata un posto strepitoso: Inu Sardinian Wine Bar, in centro a Cagliari. Solo cibo e vino sardo. Era da molto tempo che non bevevo vino, ho una specie di allergia, ma come tutte le allergie ogni tot di tempo bisogna provare per vedere se c’è ancora o se si è sedata. Penso che è la serata perfetta per provarci, qualche sera prima, all’agriturismo Pubusinu ne avevo provato un sorso solo e non mi aveva dato fastidio. Che dire… sto bene, nessun problema, bevo il mio bicchiere con una soddisfazione che non potete capire. Ordiniamo vari tipi di pecorino con vari periodi di stagionatura. Scopro il prosciutto di Villagrande, così buono che tiene testa al Pata Negra… E poi arrivano loro… i crostini con crema di carciofi e bottarga. La serata resta memorabile, io pronuncio senza sosta in loop le parole “crostino, carciofi, bottarga, crostino, carciofi, bottarga, crostino…

La cameriera porta il conto, ha un atteggiamento che mi ricorda qualcosa, ho già visto questo modo di muoversi da qualche parte. Vado alla cassa e le chiedo: “Sei mai stata in Giappone?“. Lei diventa subito rossa e ride, mi dice: “Sono un’appassionata di Giappone, come fai a saperlo?” “Quel mezzo inchino che fai ad ogni tavolo, lievemente accennato e sottolineato dal movimento della testa“. Ci brillano gli occhi, ci siamo capite. Alla prossima!

Partiamo veloci come la luce che abbiamo un appuntamento! Dobbiamo incontrare il mio amico Matteo, che ho conosciuto in Giappone 6 anni fa e non lo vedo da allora. Cioè: io di Brescia organizzo una serata a Cagliari. Solo io. Matteo ci aspetta in uno dei suoi locali preferiti. Il pub si chiama Brinkshoff e ha una scelta ampia e dettagliata di birre. La proprietaria, Fiona, è super simpatica e disponibile, conosce TUTTE le birre a memoria e vi sa consigliare con pazienza quella migliore per voi. Fiona è l’ennesimo esempio in questa settimana di quanto ci si possa sentire a casa qui. La adoro subito, non mi piacciono i locali spocchiosi che danno per scontato che siamo tutti esperti di vino e birra. Io non ne so niente, specialmente di birra, mi piace farmi consigliare senza che mi si giudichi. Lei è così, andataci e salutatemela tanto!

Incontriamo Matt e la sua ragazza Mary, chiaccheriamo, ridiamo, ricordiamo e soprattutto le mie due coppie di amici diventano amici. Strepitoso. Si mettono d’accordo per rivedersi. Usciamo dal locale e io saluto tutti, dico “Chissà dove ho parcheggiato” mi guardano come se fossi matta. Daniele dice: “Laura, sei con noi“. Mi sentivo così a casa che pensavo di essere a casa. Ops!

NB. Se cercate una birra artigianale sarda, Fiona consiglia di provare le produzioni del birrificio artigianale Barley.

Settimo giorno: San Sperate / Poetto

L’ultima giornata è dedicata a San Sperate. Ve l’avevo detto che le mie vacanze in Sardegna sono state poco convenzionali e mi va benissimo così! Prima tappa: tour dei murales del paese. Succede che San Sperate ha dato i natali a un famoso artista, Pinuccio Sciola, inventore delle pietre sonore. Pinuccio ha il merito di essere stato il motore di un’apertura al mondo dell’arte in cui ora questo centro è completamente immerso. Il paese ospita un numero infinito di murales, alcuni dei quali semplicemente sbalorditivi. Dedicati alle pesche, agli abitanti del paese, alcuni all’amicizia internazionale e poi ancora trompe-l’œil e c’è persino un parco ricolmo di poesie scritte sui muri, strade colorate e sculture di ogni genere che adornano il paese in ogni angolo. Io ho girato parecchio nella mia vita, ma non avevo mai visto niente di simile, sono ammirata. Segnalo in particolare il lavoro del writer Manu Invisible.

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Facciamo un bel tour dei murales più particolari di questo paese-museo e poi raggiungiamo il giardino delle pietre sonore. La vista guidata è a carico della figlia di Pinuccio e ci racconta della passione del padre per la pietra, per l’ascolto della pietra. Le suona con una dolcezza indescrivibile, siamo completamente trasportate. Io vi consiglio calorosamente di visitare questo museo a cielo aperto e di scoprire quanto ha ‘letteralmente’ da dire una pietra.

Qui il video.

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Prima di partire però Daniele ritiene che io debba assaggiare il panino del ‘putrido’ locale: gli ambulanti del Poetto. È il lungomare cittadino, per questo motivo è molto trafficato, si riversano tutti lì, specialmente il sabato. È impossibile parcheggiare, ma noi ci fermiamo il tempo di un panino. Il panino è grande quanto un ombrellone, è ripieno di salsiccia e accompagnato da birra. Se andassi a sdraiarmi in spiaggia, morirei, ma è uno splendido punto (o kg?) aggiuntivo alla mia vacanza.

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Grazie Daniele, grazie Laura, grazie Stefano, grazie Matteo, grazie Mary, grazie nonnina scappata dall’ospizio, grazie a Fiona, ad Alessandro, alla guida delle grotte di Is Zuddas, grazie alla cameriera giapponese, grazie a tutti quelli che “la Sardegna è una noia” e che affollano le solite note spiagge così io intanto mi posso crogiolare nel splendore sardo.

Grazie Sardegna di esistere! A si biri!

ps. peso sempre uguale dopo la vacanza, ma quanto sport!!!!!

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