Il 17 agosto 2015 è una giornata che non so nemmeno dove sia iniziata.
Quel giorno il programma era: circa 3 ore di macchina di andata e altre 3 di ritorno dalla città di Nukus a quella di Muynak nel nord ovest dell’Uzbekistan. La missione era vedere le famose barche abbandonate nel deserto per colpa del disastro ambientale del Lago d’Aral. Promesso che dedico un blogpost solo per questo argomento. Sarà un argomento triste, ma è necessario parlarne.
Sono in macchina con la guida con cui ho viaggiato per qualche giorno (a proposito, è un’OTTIMA guida. Se vi dovesse servire aiuto scrivetemi e vi passo il contatto. Mano sul fuoco). E ci fermiamo a fare uno spuntino in mezzo al nulla con pane non – viene preparato l’impasto, con uno stampino si fa la decorazione, viene incollato sulle pareti del forno tandoori e cotto. Idem gli ottimi spiedini, gli shashlik che in questa zona sono fatti con la pasta del pane non che circonda la carne. Non potete capire.

Nessuno ci crederà, ma in quel momento alla radio è partita “Eins zwei Polizei“. Ero allibita. Chiedo quindi cosa ha a che fare la dance con l’Uzb. La mia guida ha solo un anno più di me.
Così scopro che in Uzbekistan negli anni ’90 sono rimasti sotto alla dance quanto noi. La domenica pomeriggio c’erano le festine, mentre noi andavamo in discoteca dalle 14 alle 18. E via col cd: Alexia, La Bouche, Scatman…
In Uzbekistan. In mezzo al deserto. Stavamo ballando.
“Se non fai musica prima di tutto per te, non stai nutrendo la tua passione ma stai nutrendo le tue insicurezze.” Gigi Dag