Rubrica di fatterelli norvegesi

Durante il viaggio in Uzbekistan, lo scorso anno, ho iniziato a scrivere una rubrica di fatterelli uzbeki che pubblicavo sul mio profilo FB per informare gli amici a casa. Molti di loro erano infatti preoccupati per il mio viaggio in solitaria, così ho trovato il modo per aggiornarli sulle stranezze e particolarità che incontravo nel corso del mio viaggio. Tutti così sapevano che io e il mio spirito di osservazione stavamo benisssssimo.

Ed ecco qui la versione norvegese. Visto che negli ultimi sei mesi ci sono stata tre volte forse posso sfruttare l’esperienza per elencare alcuni fatterelli in ordine sparso. Sono episodi o informazioni che mi hanno colpito, essenzialmente qui ci sono le differenze. Ripeto, elenco casuale:

  • BIMBI 1: un’amica norvegese ha un bimbo di poche settimane, mi chiede se la accompagno al poliambulatorio (in norvegese è poliklinik, ma non è privata, è una struttura pubblica) per pesare il cucciolo. Va bene! Arriviamo alla porta del consultorio, una porta molto larga giustamente pensata per passare con passeggini e carrozzine, ma come fai ad aprire la porta se stai spingendo una carrozzina? Infatti c’è un pulsante che la mamma preme e la porta si apre da sola. Ecco. Entriamo e c’è una stanza dove si possono parcheggiare i passeggini, proseguiamo con il piccolino in braccio e lungo il percorso vedo un ambiente bellissimo, pulitissimo, curato e colorato e una stanza piena zeppa di giochi dove le mamme possono lasciare i loro bimbi mentre fanno le visite mediche. I giochi sono tutti quanti in ordine perfetto. Arriviamo alle bilance, sono cinque e tutte linde nonostante passino di qui un sacco di bambini ogni giorno. C’è un grande rotolo di carta, le salviette e tutto l’occorrente. Incontriamo altre mamme che chiacchierano e allattano, i loro bimbi più grandi giocano nella stanza dei giochi. Il colpo di grazia arriva quando la mia amica si ferma davanti a un distributore e prende acqua e caffè. Gratuiti. Per tutti.
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Con tanto di istruzioni in più lingue per il parcheggio carrozzina
  • BIMBI 2: il marito della suddetta amica mi spiega tutto felice che tra poco inizierà il suo congedo di paternità, la permisjon. Ah sì? Eh sì. In Norvegia il congedo per paternità è obbligatorio per le prime due settimane in cui nasce il bimbo e per altre 10 settimane a scelta entro l’anno del bambino. 10 settimane! Ed erano 14 fino a pochi anni fa. Il fatto è che il padre può usufruire del congedo in contemporanea con la madre ed è obbligatorio per entrambi.
  • UTOPIE: un giorno mi raccontano la storia del BSU, Housing Savings for Youth – ovvero i risparmi dei giovani lavoratori destinati alla casa. Difficile tradurlo, ora vi spiego. Sembra una fiaba, ma è tutto vero. Praticamente entro i 33 anni a tutti i giovani lavoratori che scelgono di avere questo tipo di ‘fondo di risparmio’ viene trattenuta una parte delle tasse per ogni stipendio mensile. Questa parte viene accantonata (c’è chiaramente un tetto massimo) e i suddetti lavoratori fino ai 33 anni possono ritirare questi soldini e utilizzarli per: comprare una casa, costruire una casa, ristrutturare e arredare. Ah, gli unicorni e gli arcobaleni.
  • REGGISENI: Attenzione: questo paragrafo causerà un incremento di turismo italiano maschile in Norvegia. Lassù c’è un problema di luce, non è una novità, è risaputo. D’inverno il sole compare per così poche ore che l’estate arriva attesa come l’acqua nel deserto. E quando arriva, arriva. Un giorno di inizio giugno decido di andare al parco e mi trovo tra miliardi di persone stese a crogiolarsi al sole. Stendo il mio telo, prendo la mia rivista e leggo. A un certo punto mi guardo un po’ in giro, molti e molte si sono spogliati. Guardo meglio le mie vicine, ma… ma quello è un reggiseno di pizzo! Va bene. Guardo dall’altro lato, ma… anche lei ha un reggiseno a fascia! Reggiseni ovunque! Insomma, tutte sfoggiavano il loro intimo. Arriva un gruppo di ragazze: festeggiano un addio al nubilato e sembrano piuttosto organizzate. Hanno teli, musica, sporte di cibo e l’immancabile birra. Loro avranno il costume, penso. No, reggiseni come se non ci fosse un domani. Chissenefrega, il sole esce quando vuole e quindi bisogna approfittarne. Tanto: intimo o costume che cambia? Cambia che se fossero uguali non avrebbero inventato entrambi, no?
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Reggiseni al sole, laggiù in fondo
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Ce le avete queste cose per andare al parco? L’aranciata, patatine al tartufo, liquirizia (estiva?), fragole e … della buona compagnia! Che carini!
  • MAGGIO e GIUGNO: lo sappiamo tutti che il clima è cambiato in Italia, o meglio: nel Nord Italia. Negli ultimi 3-4 anni la pioggia non ci ha dato tregua fino a luglio. Ebbene sappiate che nei mesi di maggio e giugno nel Nord Europa fa sempre più caldo che in Italia ed è difficile che piova. C’è giusto giusto la ricorrenza del 2 giugno per farci un salto. Io ve l’ho detto.
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3 giugno 2016. Mentre il povero Nord Italia non se la passava bene con il clima io facevo il bagno nel laghetto di Tryvann, poco distante da Oslo
  • COMPLETI MASCHILI. I norvegesi e la moda: un argomento serissimo. Non parlo delle donne, parlo degli uomini. Mediamente l’uomo norvegese tiene moltissimo al suo aspetto e al suo guardaroba. Il completo è così utilizzato che recentemente la marca di abbigliamento Moods of Norway ha lanciato i completi giacca e pantaloncini al ginocchio. Insomma, una versione lavorativa per l’estate. Io amo i norvegesi. Liberi tutti

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  • SNUS: che cosa strana! Praticamente è un sacchetto piccolo di tabacco che si infila tra la gengiva e il labbro e … boh, si lascia lì per qualche tempo. Ci sono molti ragazzi in giro la sera con una scatolina in mano che sembra… la scatola del lucido per scarpe e tu ti chiedi che ci fanno con il lucido per scarpe. Invece è snus! A volte poi ti sembra una confezione di gomme da masticare e tu gliene chiedi una, ma attenzione perché ti allungano… lo snus! L’avete mai provato? Io pensavo di morire. Lo snus!
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Lo snus è ampiamente diffuso in tutta la Scandinavia, non solo in Norvegia. Anzi, pare che la moda sia partita dalla Svezia.

A volte lo snus mi ricorda persino un famoso e indimenticabile ‘discorso’ di Trapattoni. SNUS, was erlaube ich… ist immer verletzt, Strunz!

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