Cara Laura,
prima di tutto un grazie sentito per l’ospitalità nel tuo blog. Condividiamo molte passioni e la tua positività è una grande fonte di ispirazione per me!
Questo è il mio primo articolo in un blog e voglio chiedere a tutti di perdonarmi perché non sono abituato a raccontarmi e a raccontare le mie avventure, quindi siate clementi, devo ancora capire se sarò capace di esprimere almeno una parte delle emozioni che ho provato.
Comunque, bando alle ciance, il ricordo si riferisce ad una torrida serata di inizio Settembre 2008, che rimarrà stampato per sempre nella mia testa.
Siamo tre amici di vecchissima data, Italiani, Sangiorgesi, appassionati di moto e di Giappone, riuniti di fronte ad un bel negozio nel cuore di Odaiba in attesa della consegna delle chiavi per i nostri bolidi a noleggio.
Fabio va sul sicuro: decide per una bella Honda CBR600RR che sembra nuova di zecca. Max, che abita a Tokyo ormai da tempo, è il felice proprietario di una Ducati Multistrada prima serie, viene quindi ad aiutarci a tradurre le nostre richieste al gentilissimo negoziante, che purtroppo non conosce una parola di inglese. Io osservo con brama incontrollabile una splendida Ducati 999R, un mostro dal valore di oltre 30.000 Euro che ha più carbonio che acciaio… Non sarà la mia, dai, è impossibile! Max mi diceva poco fa che non avevano la moto che volevo, cioè una nuova 1098, non credo possano darmi questa bestia a tiratura limitata in sostituzione (esemplare 0005).
E invece… sorpresa! E’ proprio lei il giocattolo che mi danno, rossa fiammante, appena uscita dal rodaggio: paghiamo la cifra pattuita per 24 ore di noleggio e possiamo partire, sono le 19:00 e inizia un’avventura.
A questo punto non sento più il caldo afoso e soffocante della Tokyo estiva, ma un brivido alla schiena che mi fa ricordare prepotentemente un sogno che faccio da una vita: Tokyo e Ducati, ci sono!!! Sto per coronare questo sogno, sto per salire in sella alla moto più spettacolare che possa desiderare per andare in giro nella città più spettacolare che io conosca! Sono al settimo cielo. Metto il casco, accendo il borbottante bicilindrico desmo e mi proietto in un mondo che sembra uscito da un videogioco, anzi, è molto più impressionante e colorato!
Siamo in strada, attraversiamo Odaiba e ci dirigiamo verso il Rainbow Bridge in direzione di Shinjuku, praticamente attraversiamo mezza città, mi sembra di entrare nella macchina del tempo, sono nel futuro, vedo scorrere il perfetto asfalto giapponese, sempre impeccabile, scritte illuminate da tutte le parti, colori, luci, suoni quasi alieni, anche se è già la quarta volta che vengo qui, ma non è la stessa cosa. Vedere il mondo attraverso il casco, guidando un missile su due ruote è una esperienza unica che solo un motociclista può comprendere, ma farlo in questa città è su un’altro livello di percezione, mi sembra davvero di non aver mai guidato prima in tutta la mia vita.

Arrivati a Shinjuku ci fermiamo a cena con un gruppo di amici, ammiro il fatto di poter lasciare un bolide del genere parcheggiato in mezzo alla folla, sicuro che nessuno si permetterà di toccare nulla perché questo è lo stile di vita in Giappone: rispetto totale per la proprietà altrui. Come li apprezzo!
Dopo cena decidiamo con Max e Fabio di dirigerci verso sud, in un famoso villaggio termale ad un paio d’ore da Tokyo. Max c’è già stato e ci racconta che il posto è splendido e ci sono strade bellissime da percorrere anche se è ormai sera, non stento a credergli.
Ci avviamo e ci sorprende il traffico in uscita dalla capitale, sono le 11 di sera e sembra l’ora di punta a Roma sul GRA… Sarà perché è iniziato il weekend e tutti approfittano per andare a fare una gita fuori porta? Saranno i pendolari? Non so, tanto con la moto si fa presto a superare il traffico, anche se facciamo un po’ fatica. Restiamo sempre in contatto visivo per non perdere la direzione (niente navigatori sulle moto nel 2008) e parliamo ad ogni semaforo per capire cosa fare. Dopo quasi un’ora di estenuante esodo, decidiamo di fare una piccola pausa in un “autogrill” giapponese… Beh, diciamo che più che un autogrill sembra un centro commerciale galattico con una decina tra ristoranti, fast food e bar, con servizi di ogni tipo. Affollatissimo, anche se ormai ci avviciniamo alla mezzanotte, ancora c’è molto traffico e siamo solo alle porte di Tokyo, in direzione Yokohama. Facciamo il pieno, ci rimettiamo in sella e ripartiamo, dopo qualche km in direzione sud finalmente l’autostrada è quasi libera.
A questo punto Max si avvicina e finalmente ci dice le paroline magiche: “Dobbiamo arrivare alla fine di questo tratto di autostrada, potete correre e liberare i cavalli imbrigliati fino a qui dal traffico, tranquilli non ci sono autovelox, ci vediamo al casello tra una trentina di km, divertitevi!” Con un cenno del capo io e Fabio ci congediamo e scaliamo un paio di marce per preparare la prima vera accelerata del viaggio. Finalmente un po’ di adrenalina dopo essere stati costretti a sgattaiolare piano piano tra le macchine incolonnate.
Apro il gas e la 999R si libra elegantemente con una impennata controllata da vera purosangue, vedo il CBR di Fabio che parte a razzo alla mia sinistra, ma non riesce a stare dietro all’esuberanza del bicilindrico bolognese, salgo in terza poi quarta, in un attimo sono quasi a 230km/h sempre con la ruota anteriore staccata da terra, mi sembra di volare… Metto la quinta… Ingrano la quinta! La metto la quinta!?! Oooops!!! Dove sta la quinta??? Dove sta la leva del cambio??? Rallento in una frazione di secondo e guardo in basso, nel frattempo Fabio non si accorge di nulla e mi supera sfrecciando nella notte stellata Giapponese. Dopo un istante non è altro che un puntino luminoso lungo il nero asfalto autostradale, è scomparso.
La leva del cambio penzola come un ramo spezzato dal vento, un attimo di panico poi la lucidità di tirare la frizione ed aspettare Max, tanto sono in quarta ed il motore è molto elastico. Arriva al mio fianco, gli faccio segnale con il clacson e gli dico di accostare. Siamo nella corsia di emergenza dell’autostrada ed è ormai notte fonda, Fabio non ha il telefono, forse ci aspetta al casello, non sappiamo, sono pieno di dubbi. Io scendo dalla moto e spiego a Max il problema, controlliamo e ci accorgiamo che un semplicissimo dado autoserrante si è staccato e ha fatto cadere la leva del cambio, in pratica un gioiello di meccanica su due ruote è inutilizzabile per colpa di uno stupido pezzettino da 30 centesimi, la fragilità delle cose sofisticate!
Comincia una danza simbolica durante la quale diverse divinità vengono invocate dal sottoscritto in modi più o meno “allegri”. Nel frattempo Max cerca di contattare il servizio assistenza, spiegando a fatica in lingua giapponese cosa è successo, cercando di trovare le parole corrette per esprimere la causa del problema, senza però trovare una soluzione chiara. Il tempo passa inesorabilmente, nell’attesa arrivano i Power Rangers (la polizia stradale sembra davvero uscita da uno dei loro telefilm) che si limitano a mettere un paio di birilli per segnalare la nostra presenza alle auto di passaggio (praticamente nessuna). Sono certo che sotto sotto i due Power Rangers se la ridono vedendo due sciocchi Italiani che hanno un problema tecnico su una moto italiana in Giappone! Nel frattempo io e Max ridiamo per non piangere e ci raccontiamo un sacco di stupidaggini per sdrammatizzare, sempre tra una invocazione e l’altra delle suddette divinità. Finalmente arriva Fabio, che dopo averci aspettato ha deciso di ripercorrere tutta l’autostrada per ritrovarci, almeno siamo insieme ad aspettare il soccorso stradale.
Quando arriva il carroattrezzi, dopo numerose ambigue telefonate tra Max e l’assicurazione, sono ormai quasi le 4 di notte e stiamo allegramente (si fa per dire) chiacchierando per ammazzare il tempo. Il meccanico guarda la moto e decide di mettere un paio di bulloncini per rimettere in posizione la leva del cambio e permettermi di percorrere almeno un tratto di strada per poter arrivare ad una officina convenzionata nella mattinata successiva. Mentre esegue l’operazione il mio unico pensiero è: “Ma tu sei sicuro che quel dadino e quella vitina reggeranno su una Ducati che vibra come un elicottero da combattimento?” Purtroppo il mio giapponese non è all’altezza del compito (direi che non è all’altezza di nessun compito) ed ho preferito non infierire, nemmeno chiedendo a Max di tradurre, dato che ho capito che quell’accrocchio sarebbe durato ben poco. Come dicono gli americani… long story short: dopo 20 minuti di tragitto il cambio si rompe di nuovo, proprio appena iniziata una serie di curve spettacolari lungo la costa, roba da far invidia al Mann TT… Quindi decidiamo di parcheggiare il bolide malato vicino ad un supermercato di un paesello sperduto. Mi sale il panico abbandonando il Ducatozzo in questo parcheggio: e se lo rubano chi ripaga? E se non lo rubano, di chi è la colpa del danno alla leva del cambio? Mestamente relegato al ruolo di semplice passeggero di Max, andiamo a cercare un ristoro ed un posto per dormire, ormai sta albeggiando ed è praticamente impossibile trovare un hotel aperto. Ma essendo il Giappone un luogo pieno di risorse e sorprese positive, ecco a noi un family restaurant aperto 24 ore dove tra le specialità c’è la cucina indiana (tra le mie preferite) e dopo un bel pollo al curry alle 6 del mattino ci spariamo l’unico luogo aperto per poter dormire, un fantastico Love Hotel (alberghi a ore dedicati alle coppie in cerca di privacy fuori dalle mura domestiche), dove condivido la stanza con il mio amico Fabio, che ricordo a tutti, ha furbamente noleggiato una Honda e non una Ducati!

In conclusione, la giornata seguente non me la sono goduta molto, ero stanco e parecchio arrabbiato, anche se alla fine ho provato per qualche km la moto di Max e quella di Fabio lungo una delle strade più belle del Giappone, la mitica Skyline.



Nel frattempo la 999R, dietro richiesta del negoziante di Odaiba, l’abbiamo consegnata ad un distributore di benzina vicino a dove l’avevamo lasciata di notte, consegnando anche le chiavi. 30.000 Euro di moto lasciata ad uno sconosciuto basandoci solo sulla parola data, una cosa che solo in Giappone si può fare!!!
Al ritorno a Tokyo, mentre Fabio riconsegnava le chiavi dell’impeccabile CBR, ho trovato un mortificato negoziante che scusandosi, quasi in lacrime mi ha riconsegnato una busta chiusa con un inchino. Dentro c’erano TUTTI i soldi del noleggio della mia Ducati… Anche questo accade solo in Giappone e sono rimasto commosso!
Una disavventura che ricorderò comunque con gioia per tutta la vita!
Lo rifarei? Si, anche 100 volte! E lo rifarei sempre con una Ducati, perché è vero che amo il Giappone, ma un’avventura del genere un CBR non me l’avrebbe mai regalata!
Alan Rei Wilmeth
Grazie Alan. Ho rivissuto a pieno le emozioni dell’avventura!
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Che mito!
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