Amiche. In giapponese si dice: “Tomodachi”

Non posso aspettare a raccontare.

Grazie all’Associazione Fuji di cui faccio parte, ieri sera ho avuto la possibilità di ospitare una ragazza giapponese. Il coro Kozukata dalla Prefettura di Iwate è venuto appositamente a Brescia per cantare alla Chiesa di S. Maria Immacolata di Via Pavoni con il coro bresciano Controcanto. L’associazione cerca continuamente di organizzare delle attività per incentivare gli scambi culturali. I giapponesi del coro sono stati ospiti delle famiglie bresciane.

La mia ospite si chiama Waka Sasaki (anche se in giapponese solitamente di scrive prima il cognome, quindi Sasaki Waka), ha 19 anni e prima che arrivasse ci siamo scambiate un paio di mail. Sembrava molto simpatica e vivace.

Io e tutte le altre famiglie ospitanti siamo andati incontro ai ragazzi ieri pomeriggio con dei cartelli con i loro nomi. Sul mio c’erano anche dei cuoricini. La classe prima di tutto. Si è avvicinata gridando di gioia, io le sono andata dietro e in meno di un secondo è partito il nostro delirio. Un vero casino con tanto di “Suuugoi – Fantastico”. Non ci teneva più nessuno! E lei ha voluto conservare il cartello con il nome e i cuoricini!

L’ho portata a mangiare al centro commerciale Freccia Rossa per questione di comodità (e pensare che a casa avevo dei fantastici fagottini ai carciofi…) prima del concerto. In macchina parliamo tanto, io mi sforzo di parlare tutto il giapponese che conosco e purtroppo non è molto. Non ancora. Lei mi riempie di complimenti, sa che faccio fatica, ma mi dice che è felicissima di potermi parlare, in inglese non sarebbe stato possibile. Mi chiede se sono stata in Giappone, le dico di sì, che lo amo, che mi manca, che vorrei tornare presto. Lei vede un pupazzetto di Totoro che tengo in macchina e mi chiede come mai, le dico “Perchè adoro Totoro!” Altri gridolini di gruppo. Siamo proprio donne. Passiamo in rassegna tutti i film dello Studio Ghibli, passando anche per Kumamon (uno splendido orso, mascotte della Prefettura di Kumamoto). È sorpresa che lo conosca e che abbia persino degli oggetti di Kumamon. Mi chiede se può cantarmi qualcosa. Le dico certamente. Inizia qualcosa di indescrivibile. Canta il tema del film Laputa Castello nel cielo e la sua voce è delicata come un fiore. Mi commuove come poco altro.

Fermo la macchina e piango.

Lei capisce perfettamente e mi lascia emozionarmi. Mi dice “non vedevo l’ora di conoscerti” è felice di potermi fare un regalo.

image1Poi, in tutta questa bellezza, ci succede un fatto straordinario. Ma prima una premessa: il Giappone è un Paese estremamente sicuro, dove il portafoglio o qualsiasi altro oggetto, se perso, viene sempre restituito. Le borse delle signore sono sempre aperte sui mezzi di trasporto come ovunque. C’è gentilezza e rispetto oltre a sicurezza.

Detto questo a Waka cade il cellulare nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale e non ce ne accorgiamo. Tornando alla macchina ho trovato il cellulare infilato nella maniglia della mia portiera. Si trattava di un iPhone 5s. Mica bruscolini. A Waka brillano gli occhi “gli italiani sono tanto gentili”. Anche a me brillavano gli occhi, ero incredula e infinitamente grata. Questa è l’Italia che mi piace!

Ho scritto immediatamente una lettera al Direttore del Giornale di Brescia: “Io vorrei incontrare e ringraziare la persona che è stata così gentile da restituire il cellulare e che ha avuto la grande premura di sistemarlo al lato guidatore per essere sicura che lo vedessi. Perché ora quella ragazza tornerà in Giappone con un’immagine splendida dell’Italia. Ognuno di noi è bandiera del suo Paese e io sono grata a quest’anima buona che ha reso il soggiorno di questa ragazza unico. Mi riempie il cuore di gioia. Sono semplicemente orgogliosa di questo piccolo, ma allo stesso tempo grande gesto. Grazie infinite!

La lettera è stata pubblicata dal Giornale: qui.

La sera andiamo al concerto dei due cori e posso solo dirvi che avevo la pelle d’oca. La chiesa era piena di gente. Da scoppiare. I ragazzi del coro Kozukata hanno portato persino i tamburi e con la loro genuinità ci hanno conquistati tutti, dal primo all’ultimo.image3

Dopo il concerto un piccolo rinfresco, ma questi ragazzi sono così splendidi che ci hanno “regalato” anche la canzone della buona notte: Tonari no Totoro, con tanto di balletto. Mi emoziona che non so spiegarlo. Mi sforzo di parlare con tutti, è difficile, ma loro apprezzano e io anche perché mi è così utile. Non bado agli errori che faccio, ora è importante capire e farsi capire. C’è tutto il tempo per migliorare.

Andiamo a casa e Waka non sta nella pelle, mi chiede se può fare delle foto alla mia casa. Impazzisce ogni volta che trova qualcosa di giapponese in giro e vi assicuro che poteva tranquillamente impazzire per ore! Mi dà i suoi omiyage (i doni). Mi riempie letteralmente di omiyage. Penne colorate, carta per origami di Kumamon (!! piango di nuovo), quaderni, spilla, dolcetti, fazzoletti con disegnati occhioni di coniglietto – molto kawaii – e chissà quanta altra roba che non ricordo! Io le do la mia borsa stracolma di cose (sono già stata in Giappone, so come funziona: regalare, regalare, regalare ed è bellissimo così).

Entrambe distrutte, ma felici ci diciamo Oyasumi! Notte notte!

Stamattina è stato traumatico. Io prima delle 10 non parlo nemmeno italiano, figuriamoci giapponese, ma era talmente bello che non importava. Quando mai mi ricapiterà di ospitare Waka… io spero presto! Ci prepariamo insieme: io mi trucco, lei si fa i codini. Ikimashō! Andiamo.

La porto a un liceo bresciano dove ha l’ultimo concerto in città prima di ripartire. Mi piace pensare che stamattina, nel bel mezzo della Bassa Bresciana, c’era una macchina con due persone che venivano da posti tanto lontani, ma erano tanto vicine. Una di queste, sempre nella Bassa Bresciana, indossava un’uniforme scolastica giapponese. Loro due cantavano, insieme, nel traffico “Nel blu dipinto di blu”.

Waka ci tiene a farmi un altro regalo e canta di nuovo Laputa, sa che mi piace tanto. La ascolto con gli occhi lucidi.

Arriviamo a scuola e mi presenta ai suoi amici. Mi dicono “Nice to meet you” rispondo “Hajimemashite”.  Sono sbigottiti. Se avesse avuto le piume lei sarebbe diventata un pavone. “Lei è Laura e abbiamo parlato in giapponese, gne gne gne” “Raccky” dicono loro, fortunata te. Non lo so, sai, quando non parli nessuna lingua in comune dai il meglio di te per farti capire.

Mi saluta con un abbraccio strettissimo. Mi dice: “Ti aspetto a Iwate l’anno prossimo”.

image1[1] copia

La vita è meravigliosa, basta aprire la mente e non sai mai cosa ti capiterà. Riuscirai persino a viaggiare stando fermo.

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